Concorso di idee per il recupero funzionale e architettonico del fronte mare del centro antico di Molfetta, 1996

  Molfetta  

con Dino Mongelli, Carlo A. Zaccaria
G.Ciullo

Quella del Duomo vecchio è stata fino ad un certo punto una presenza esclusa dalla percezione urbana, aperta e libera solo nella visione a distanza. La triplice scansione delle cupole e la svettante coppia di campanili dominavano il mare, apparizione neanche immaginabile dagli alvei della compatta testuggine urbana. Racchiuso nello stesso guscio, spesso e aderente fino a sacrificarne la facciata, vi si poteva accedere solo lateralmente da una piccola corte. Alla fine dell’ottocento, la costruzione della banchina Seminario e del molo S. Michele, l’apertura della porta di ponente, trasformando la condizione del monumento, rendono inutile e contraddittoria la chiusura della facciata e pongono per la prima volta il problema della sua delimitazione urbana. Passeranno altri cinquant’anni perché venga demolito lo scudo murario, scoperti gli avancorpi sulla facciata, aperto l’attuale ingresso. Il puntuale intervento di liberazione prosegue sul fianco settentrionale fino al transetto, ma non fu mai colta l’indeterminatezza del risultato d’insieme. Via via che il monumento veniva scoperto e isolato, evidentemente si apriva anche il problema dell’adattamento del piano di posa, esigenza non solo non prevista ma ignorata, come dimostra la costruzione della Capitaneria e la formazione dell’approdo S. Andrea. Oggi la continuità con la banchina (e le sue funzioni) rende troppo vicino e comunicante l’ingresso; superato l’angolo, si vaga tra il lastricato e l’arenile alla ricerca della distanza esatta, mentre le piccole architetture delle cappelle e quella del transetto si perdono nel vuoto; l’esigenza di una soluzione di continuità, da un lato, e di un ambito architettonico esattamente prescritto, dall’altro, impongono un intervento che reinterpreti in modo stabile e immodificabile le relazioni. Come è anche ovvio e prevedibile, proprio il monumento rivela una forza tale da imporre la soluzione.
IMGL’incisione proposta lungo l’intera lunghezza della banchina Seminario consente di ripristinare il distanziamento e l’isolamento della parte antica. Tenendo conto delle trasformazioni avvenute (l’apertura della porta di ponente), il vecchio zoccolo a mare assume la forma spezzata dettata dalla rotazione dei palazzi affacciati, mentre solo un ponte, in asse con la porta, lo collega con la struttura moderna. Affiora una darsena di una dimensione più intimamente legata al carattere della città vecchia.
Successiva decisione è la demolizione dell’edificio della Capitaneria, sacrificio necessario non solo per riportare in primo piano la chiesa nella visione d’ingresso dal mare, ma anche per completare lo sviluppo dei moli. Infatti, liberando e tagliando il punto di innesto tra la banchina e il molo S. Michele, si scopre il nodo funzionale dell’intero progetto: il taglio (il collegamento è assicurato da un ponte levatoio) rende comunicante il bacino portuale con la profonda darsena ricavabile dalle barriere frangiflutti esistenti sull’altro versante. Prende forma una complessa struttura da destinare a porto turistico: la doppia falce dei moli si completa organicamente, legata alla banchina dalla cerniera del ponte, in contrapposizione alle grandi masse murate che, fino al torrione Passari, fanno da sfondo. A questo punto resta da definire solo il piano di posa della chiesa dal lato del transetto. Un portico continuo su due lati ConcorsoMolfettaperimetra in maniera definitiva il monumento, un raddoppiamento, modulato sulla partitura del transetto, che fissa sul filo dell’acqua lo sviluppo architettonico (il progetto ripropone la tecnica delle “volte leccesi”, in particolare quella della “volta a spigolo”).
Nel lotto libero di via S.Girolamo è importante colmare la lacuna nella cortina e nella murata (il riammagliamento è ottenuto replicando il frazionamento e il disegno della maglia principale, quali risultano dai rilievi); mentre il piano di posa conferma quello esistente, le altezze sono interpretate in modo da raccordare la variazione delle volumetrie adiacenti. Spostando la quota d’ingresso del nuovo blocco a tre metri sulla strada, come suggerisce lo zoccolo murario superstite, la sezione è organicamente divisa tra i piani della residenza (tre alloggi a schiera su tre livelli, collegati da una galleria d’ingresso comune, con affacci interni sui cortili) e uno spazio a tre navate sottoposto alla strada e collegato col mare, una architettura incorporata, bene adatta a una funzione speciale.

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