Edilizia sovvenzionata a Sant’Agata Bolognese , 1978-1986

con Roberto Fregna

 

   

L’ormai lontano 1978 fu l’occasione per un piano di recupero parzialmente e lentamente realizzato. All’interno dell’area la posizione dell’edificio agricolo esistente, da ristrutturare e destinare a ambulatorio, suggerì una semplice composizione per assi interni, combinando altri due edifici in simmetria su uno spazio a corte rettangolare. Il primo edificio progettato, quello centrale, è un blocco di due unità: la composta facciata in mattoni del parallelepipedo è ritmata dai leggeri avancorpi delle scale sul fronte principale e dalle loggette binate su quello posteriore.  Replicando l’impianto e combinando gli stessi elementi, il secondo edificio è differenziato con una sapida riscrittura. Riportata all’esattezza del cubo la sua proporzione, viene introdotto il cornicione aggettante e condensato l’ultimo piano in una fascia continua intonacata. Insomma, il progetto come pratica compositiva, il carattere combinatorio e automatico degli elementi, la loro reciprocità ecc., quasi in una tavola di Durand. Ma per riscoprire quella capacità è stato necessario reintrodurre il vincolo degli allineamenti orizzontali e quindi ribaltare l’arrivo della scala in facciata, piccola rivoluzione copernicana per gli assetti distributivi ormai consueti.
Il piano non si è concluso con la nuova quinta stradale proposta, così necessaria a delimitare l’area sul fianco scoperto proprio all’ingresso del centro urbano.