Casa Tassinari a Sant’Agata Bolognese, 1984

 

 

con Roberto Fregna

Di una casa colonica sopravvissuta sul margine dell’espansione suburbana, è stato progettato il recupero di uno dei tre alloggi in cui era divisa, il primo dal lato confinante con la campagna. Sfruttando la posizione d’angolo e ruotando di novanta gradi l’impianto, è stato possibile riproporre la casa come isolata e rendere esclusivo il tema del rapporto col paesaggio – la Bassa Bolognese, riformata nel ‘700 dalle divisioni del Catasto Boncompagni e costruita dagli edifici colonici di  Francesco  Dotti.
Non solo il carattere dei muri e delle aperture, e soprattutto della copertura, vincolato dall’esigenza di continuità e unità del piccolo blocco, anche la modernità dello schema adottato – ambiente centrale a doppia altezza tra due ali collegate dalla scala – si è rivelata la chiave adatta a cogliere il valore del luogo. Lo spazio centrale ritorna come “loggia” coperta dove la casa si affaccia; alto quanto la loggia, il portale è l’unica apertura sul fronte, il segno che colloca la casa nel paesaggio e limite che fissa il rapporto interno-esterno. Un sottotetto,  disegnato da un piccolo spiovente, chiude in alto la loggia, dando spessore e volume alla sagoma della copertura; sull’ombra densa dell’arco la posizione dell’oblò esalta la geometria del tetto sull’orizzonte.
Superata  la soglia e attraversata l’ombra mobile proiettata dal primo arco, il secondo arco ribadisce il taglio che inquadra dall’interno della casa la campagna – dall’ingresso, dalla scala, dal ballatoio superiore. Ma il ballatoio del sottotetto si proietta come un’altana e anima la semplicità della casa, creando una suggestione più segreta da contrapporre all’attrazione del paesaggio.