La ricerca, 1980-2010 |
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Reurbanizzazione dell’area dell’Ospedale Psichiatrico Giudiziazrio di Aversa, 1999 |
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Il centro Antico di Napoli. Dietro il Risanamento, edizioni Clean, Napoli 1983 (con L. Fusco e F.D. Moccia) Il Risanamento, non solo per la scarsezza di mezzi e l’urgenza dei problemi, si mostrò del tutto impreparato a ridefinire le parti urbane alle spalle del nuovo corso. Intervenendo solo sulle sezioni stradali si distruggeva la misura dell’ambiente antico e si otteneva il risultato paradossale di ammassare ancora di più l’edilizia superstite oltre il bordo inciso. Non fu colta la necessità di cercare una soluzione di continuità – ecco il problema ancora oggi da risolvere – tra lo spessore consolidato dalla nuova quinta stradale e il centro antico, tutto da ridefinire nella sua forma esterna. |
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Restauro urbanistico del Centro Antico. Il Corpo di Napoli, edizioni Clean, Napoli 1986 (con F.D. Moccia) La permanenza dell’impianto ippodameo ha reso di fatto impossibile l’evoluzione del Centro Antico, o meglio ha consentito solo quelle trasformazioni che ne consolidarono la struttura. Rispetto alla natura della struttura risultano alterazioni tutti gli interventi realizzati dall’ottocento in poi. Il progetto di restauro deve affrontarne le contraddizioni per restituire compiutezza e unità figurativa al Centro Antico. Riconosciute come irreversibili solo quelle iniziative che hanno sovrapposto organicamente un nuovo sistema urbano a quello antico, tutte quelle che risultano episodiche e inconcludenti dal punto di vista della trasformazione urbanistica sono alterazioni che vanno riassorbite. Per riassorbire le alterazioni è possibile adottare tecniche di modificazione dedotte dal processo di costruzione della città antica; diversamente, annullata la misura urbanistica dell’intervento, le alterazioni andranno circoscritte come inserti compatibili con l’impianto principale. Ricostruita la continuità fisica della struttura – al suo interno tutte le sostituzioni edilizie saranno trattate come lacune -, si potrà affrontare il restauro dei complessi monumentali e il recupero delle insule residenziali – dove si mostra sempre risolvibile il problema del degrado. |
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Il Centro Antico di Napoli, tre percorsi di lettura, in “Materiali di Architettura”, a cura di U. Siola, Napoli 1988 (con F.D. Moccia) |
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Monumento e contesto, relazione al XII Seminario di Gibilmanna, in “Materiali di Architettura” a cura di U. Siola, Napoli 1990 (con L. Fusco e F.D.Moccia) Un “progetto scritto”, redatto nel 1984, incentrato sulla lettura del Duomo di Cefalù e sulle relazioni, positive o critiche, che le parti urbane stabiliscono col monumento. |
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Restauro urbanistico del Centro Antico di Napoli. Il Corpo di Napoli, edizioni Clean, Napoli 1992 (con F.D. Moccia), seconda edizione riveduta. Dopo cinque anni (più di venti, adesso che la riproponiamo!) questa proposta ha resistito, tranne pochi dettagli, alla revisione critica, maturata, da un lato, attraverso il lavoro di approfondimento sviluppato nei corsi e nelle tesi di laurea e, dall’altro, da quanto è emerso da studi e proposte sollecitate dalla continua attualità del problema del centro storico. |
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Tre progetti nel Corpo di Napoli, edizioni Clean, Napoli 1993 Per il Centro Antico di Napoli sono ancora pochi i progetti che si pongono di fronte alla difficoltà di ambientare un intervento, necessariamente moderno, in un contesto urbano fortemente - e per certi versi drammaticamente - caratterizzato. Questi progetti affrontavano il problema con una proposta accortamente divisa tra atteggiamento metodologico e invenzione tipologica. |
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Una nuova stazione della funicolare di Montesanto sulla collina di Sant’ Elmo, in“Napoli, architettura e città”, IV Seminario di progettazione, De Rosa editore, Napoli, 1993 Volendo partire da un dettaglio, il marciapiede che circoscrive il Castello è evidentemente il problema da cui partire per una proposta. |
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(1) Dino Mongelli, Atlante critico di morfologia urbana. Bari, la linea del mare, in Salvatore Polito, Progetti e ricerche, ArQ 17, Electa Napoli, 2000. |
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Il progetto ritorna sul problema sempre aperto della piazza della Reggia, per riproporre il completamento dell’esedra vanvitelliana e la riorganizzazione urbanistica del settore. Anche se del progetto urbanistico di Vanvitelli non è rimasto che il lungo viale di tre chilometri, reciso dai binari e spogliato dei platani, piazza Carlo III resta, nel suo degrado, il problema urbanistico architettonico più importante della città e dell’intera conurbazione casertana, obiettivo di impegnativi ma necessari interventi.
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Un progetto per Porta Napoli a Aversa, in L’Industria delle Costruzioni 313, 1997 | ||||
Progettare la morfologia, ed. Safra, Bari 1999 Tre piccole chiese, scelte nel repertorio dell’architettura medioevale pugliese, vengono asportate dal loro contesto, in modo da isolare il segno architettonico, e diventano spunto per simulare i diversi sviluppi di un microrganismo urbano. Dal giudizio sulla natura architettonica delle tre chiese, ciascuna fortemente connotata e eterogenee tra loro, è possibile risalire al progetto del sito, intuito come il contesto naturale che rende manifesto e esalta il carattere del singolo edificio.
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Progettare la morfologia, Aversa, ed. Cuen, Napoli 1999 Famosa per la singolare addizione tra il nucleo circolare dell’insediamento normanno e la scacchiera del quartiere vicereale, Aversa è un laboratorio di morfologia urbana stimolante e produttivo per la sensibilità progettuale moderna.
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Un promemoria sulla morfologia del Centro Antico, in Napoli Guida, ed. Clean, Napoli 2001 |
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Due chiese, Dipartimento di Cultura del Progetto, Aversa 2001
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La nuova città, la ricerca progettuale, in Architettura Didattica Sperimentazione, Ed. E.S.I., Napoli 2002 |
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Residenza, schede di progetto, Dipartimento di Cultura del Progetto, Aversa 2002 Il valore di posizione come fattore di identificazione e reintegrazione delle tipologie edilizie. |
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Aversa. La piazza della Stazione, ed. CUEN, Napoli, 2004 Il “Viale della Stazione” di Aversa sarebbe diventato la spina di un nuovo settore se l’occasione non fosse fallita per il breve respiro dello sviluppo edilizio: la sua costruzione ebbe una realizzazione sempre più rada e discontinua, quasi accentuando la lontananza della Stazione, raggiunta invece in epoca recente dalle nuove cubature che irrompono proprio sulla piazza. Oggi la “Piazza della Stazione” può ritrovare attualità dallo sviluppo che si va addensando alle sue spalle, diventando la cerniera funzionale del collegamento tra le parti, nuovo punto di accesso alla città. |
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Costruire nei centri storici, ed. CUEN, Napoli, 2006 Interpretando meglio l’intuizione di Giuseppe Samonà, “i vuoti in cui più non si deve ricostruire” li avevamo individuati, a Napoli, lungo l’area di soglia, tra il Rettifilo e il Centro Antico, dove due sistemi diversi dovevano distanziarsi e confrontarsi. Mai il vuoto può essere accettato all’interno della parte antica dove solidarietà e continuità degli elementi dettano una condizione non trasformabile: il vuoto è una lacerazione che scopre nella visione a distanza quanto è stato concepito per la percezione ravvicinata. Costruire nei centri storici significa quindi affrontare il problema delle lacune – l’uso di concetti utilizzati nel restauro da Brandi rende esplicita l’intenzione progettuale -, da colmare necessariamente attraverso la ricostruzione: affrontando due casi, l’uno nel centro storico di Bari, un ampio diradamento previsto dal piano Petrucci – caso affrontato per la prima volta -, l’altro nel cuore di Aversa, piazza Marconi - caso molto citato con le proposte più disparate -, le soluzioni descritte dovrebbero almeno dimostrare come intendo progettare la morfologia.
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Sessa Aurunca, le nuove porte, 2007 Affrontando un’ipotesi di piano del traffico in un centro storico conviene partire da una considerazione generale. I percorsi automobilistici attraversano la città senza riconoscerne la sequenza spazio-temporale - la conseguenza è un’evidente perdita di senso urbano e del significato di posizione dei luoghi. Come selezionare i punti di sosta, d’ingresso e d’uscita in modo da restituire il senso dell’orientamento al”viandante moderno”?
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La ricomposizione urbana, ed. CUEN, Napoli, 2007 Ampliando i casi raccolti nel precedente volume, Progetti urbani, in gran parte nella stessa area – la conurbazione tra Napoli Aversa e Caserta -, alcuni portati avanti fino al completamento (come Afragola, progetto esteso fino al raccordo d’ingresso, sempre col disegno intuito all’inizio, mai adattato alle trasformazioni intervenute per non alterare il valore dimostrativo del ragionamento) e con la stessa logica – l’intervento come atto implicito all’organismo urbano (Giuseppe Samonà) -, ma trasformando il titolo in Ricomposizione urbana l’intenzione della raccolta è diventata ancora più esplicita: sono progetti con un obiettivo costante, vogliono risolvere conflitti e contraddizioni per ritrovare la naturalità dell’ordine urbano.
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Il complesso moderno, in Insegnare composizione architettonica, principi e pratica quotidiana, a cura di E. Carreri, Ed. Kappa, Roma 2007 Rispetto alla prassi del progetto l’esercizio didattico dovrebbe svolgersi come una simulazione predisposta in laboratorio, differenza che postula l’uso di elementi certi, convenzionalmente riconosciuti, e l’adozione dei linguaggi come tecniche – in questo modo si superano i limiti e i rischi delle scuole di tendenza e si impone una oggettività delle scelte linguistiche. |
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